20 dicembre 2018

Bergomum. Un colle che divenne città.

Mostra archeologica che narra le vicende della città di Bergamo dalle origini all’età romana
In arrivo la prima, grande mostra che ricompone in un racconto complessivo le tracce archeologiche della storia millenaria di Bergamo, unica città lombarda a nascere e crescere su un colle. Il quadro frammentario restituito dai tanti ritrovamenti e dalla rete delle aree archeologiche riportati in luce da decenni di scavi, oggi viene integrato dagli studi, dalla tecnologia interattiva e dalla realtà aumentata, per far riaffiorare dal sottosuolo l’immagine e la vita di Bergamo antica città romana. Il visitatore si cala nei panni di un antico romano, che percorre il tragitto che conduce nel cuore di Bergomum. Un viaggio che è destinato a cambiare il modo di guardare la città. Nell’arco di circa 40 anni sono stati condotti scavi archeologici nella Città Alta di Bergamo che hanno riportato alla luce le tracce di una millenaria occupazione del colle.
La quantità dei dati archeologici emersi fino ad oggi, integrati dagli studi geologici, petrografici, archeobotanici e antropologici, permette di delineare un quadro approfondito degli aspetti urbanistici, della componente sociale, delle attività economiche, dei contatti a breve e vasto raggio e delle forme dell’arte e della spiritualità.
 
 
Promossa da Comune di Bergamo e Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia e curata dal Civico Museo Archeologico di Bergamo, la mostra BERGOMUM. Un colle che divenne città sarà ospitata dal 16 febbraio al 19 maggio 2019 a Palazzo della Ragione, nel cuore di Città Alta.
Non una “tradizionale” mostra archeologica ma un archeoracconto che narra le vicende della città di Bergamo dalle origini all’età romana, e poi si fa mostra diffusa, in un gioco continuo di rimandi al vicino Museo Archeologico e alle aree archeologiche urbane in questi anni rese visitabili. Il colle di Bergamo fu abitato fin dall’età del Ferro, ma è dall’intervento urbanistico e architettonico dei Romani che nacque Bergomum, una città romana a tutti gli effetti, dotata di tutti quegli elementi di spettacolarità tipici delle città d’altura, punto di riferimento di un vasto territorio solcato da percorsi commerciali e fonte di materie prime.
In mostra rivedremo Bergamo come una “piccola Roma” con il suo cardo e il decumano, il suo foro monumentale, il teatro per la rappresentazione di tragedie e commedie, l’anfiteatro per gli amatissimi ludi gladiatorii, le botteghe (tabernae) e le terme pubbliche. Bergomum era inserita in un sistema commerciale che la collegava anche ai luoghi più lontani dell’Impero, portando in città perfino marmo dalla greca isola di Taso, balsamari in vetro dall’area siro-palestinese e ostriche dalla costa pugliese. E poi l’ingegnoso sistema di acquedotti, fontane e cisterne, i luoghi di culto, le necropoli. E, naturalmente, le domus impreziosite di affreschi, pavimenti a mosaici, arredi preziosi, e i loro abitanti, i Bergomensi uomini e donne, padroni, liberti e schiavi.
 
L’allestimento della mostra, curato dall’architetto Silvana Sermisoni all’interno del Palazzo della Ragione, crea una sorta di mise en scène teatrale: come papiri srotolati nella sala di una biblioteca romana, carte bianche calano dall’alto, svelando passo passo i molteplici volti della Bergamo romana documentati da una selezione dei più significativi reperti riportati alla luce dalle campagne di scavo.
 
Videoproiezioni, paesaggi sonori, Beacon che dialogano con i dispositivi mobili e installazioni interattive, curati da Studio BASE2, fanno emergere il colle di Bergomum dalle acque preistoriche, ci accompagnano dentro i luoghi della città romana con i suoi suoni e i suoi abitanti, ci immergono dentro antiche cisterne ricolme d’acqua, ci invitano a scoprire, strato dopo strato, le emergenze archeologiche rinvenute. Il percorso della mostra prosegue, poi, direttamente sul territorio urbano. Grazie alla collaborazione con la Fondazione Adriano Bernareggi, una piccola e conclusiva tappa espositiva è allestita anche nel vicino Museo e Tesoro della Cattedrale, dove lo scavo archeologico ha fatto affiorare alcune domus romane sopra le quali è stata edificata la cattedrale paleocristiana. Di qui prende il via un itinerario alla scoperta di tutte le emergenze archeologiche visibili e visitabili in Città Alta, tra le quali ci si potrà muovere in autonomia, guidati dalla App “Bergomum”. Accompagnano la mostra un catalogo (Lubrina Editore), visite guidate da archeologi, conferenze di approfondimento, attività didattiche curate dal Centro Didattico Culturale del Museo Archeologico (prenotazioni: archeodidatticabergamo@gmail.com).
 
"È la prima grande mostra archeologica della città di Bergamo, nata dall'esigenza di restituire ai cittadini – dopo oltre 40 anni di scavi archeologici condotti dalla Soprintendenza e dal Comune di Bergamo – il racconto della storia millenaria della nostra città, un patrimonio prezioso ancora poco conosciuto, capace di suscitare curiosità ed entusiasmo ogni volta che se ne parla. È il fascino dell'archeologia che ci riporta alle origini di ciò che siamo stati, ad un'identità antica della città che è andata via via elaborandosi e modificandosi fino alla contemporaneità. Ed il luogo ideale per raccontare l'eredità culturale del nostro territorio non poteva che essere l'antico Palazzo Comunale, il Palazzo della Ragione, che sorge là dove era il foro romano e che oggi è il più prestigioso spazio espositivo nel cuore di Città Alta, a sottolineare il senso civico di una mostra che valorizza un patrimonio collettivo e identitario non sempre visibile". Nadia Ghisalberti, Assessore alla Cultura del Comune di Bergamo La mostra Bergomum.
 
Un colle che divenne città è una grande opportunità per il Museo Archeologico, perché lo rende protagonista di un evento culturale significativo per la città. Con questa mostra sarà possibile scoprire il lontano passato di Bergamo, quella di età romana, ricomponendo un puzzle molto frammentario ma significativo, che permette di darle forma, di assaporarne le atmosfere e di conoscerne gli abitanti. Questa amministrazione, in particolare l’Assessore Ghisalberti, ha molto voluto questa iniziativa, perché si potessero conoscere i più importanti ritrovamenti avvenuti negli ultimi 40 anni, ad opera della Soprintendenza Archeologica. L’organizzazione di una mostra è sempre un momento di studio e di approfondimento e quindi di arricchimento per chi la realizza, che riversa i nuovi dati e le nuove conoscenze nell’esposizione. Dunque è un’occasione di arricchimento anche per chi la visiterà.
 
Stefania Casini, Direttore Civico Museo Archeologico di Bergamo"La conservazione della memoria di un territorio nasce da un’incessante attività di registrazione delle tracce lasciate da chi ci ha preceduto. Queste tracce possono essere monumentali e ben comprensibili oppure labili, nascoste nelle “pieghe” della città o apparentemente irrilevanti, ma non meno pregnanti nei loro significati culturali. Nella consapevolezza che tutto ciò costituisce un elemento fondamentale per la crescita di un sentimento identitario e di una coscienza civica nella comunità, lo Stato attraverso le Soprintendenze, il Comune, la Curia, ma anche professionisti e soggetti privati hanno collaborato virtuosamente per ricostruire e ricomporre episodi della storia più antica di Bergamo. Giuseppe Stolfi, Soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia".
 
A cura di Alisè Vitri
Foto e testi: Ufficio stampa Comune di Bergamo
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